lug 23 2008
Il mito
Artemisia di Alicarnasso, la regina guerriera.
Regnò sulla Caria, satrapia persiana, nel V secolo a.C., alla morte del padre Ligdamio. Capitale della Caria era Alicarnasso (l’attuale città turca di Bodrum) e la sua storia ci è nota soprattutto attraverso le Storie di Erodoto, nato nella stessa città.
Quando nel 480 il re persiano Serse invase la Grecia, la regina Artemisia salpò al comando di 5 navi provenienti dalle isole del suo regno (Cos, Nisyros e Calydna).
Unica tra i comandanti persiani, sconsigliò Serse di affrontare i greci in mare e tuttavia partecipò alla battaglia di Salamina. Ne uscì in modo rocambolesco: sembra che durante una manovra di alleggerimento da un attacco greco, facendo virare la propria nave urtasse un vascello alleato, perforando la chiglia e affondadolo. Pensando ad una nave greca, i nemici cessarono l’inseguimento.
Intanto Serse, appostato su una collina sulla terraferma, pensando che la nave affondata fosse greca, elogiò il coraggio e l’ardore di Artemisia pronunciando – secondo il racconto di Erodoto – la frase: “I miei uomini si sono trasformati in donne e le donne in uomini”.
Dopo la sconfitta di Salamina, Artemisia convinse Serse a rientrare in Persia. Il re la volle quindi a Efeso perché si prendesse sura dei suoi figli. Erodoto qui perde le tracce di Artemisia.
Le ritroviamo duemila anni dopo, tra le rovine del Mausoleo di Alicarnasso (costruito, come vedremo, da Artemisia II) dove venne trovato, ed è ora conservato al British Museum di Londra, un prezioso vaso di calcite, originario dell’Egitto, recante un’iscrizione in egiziano, persiano antico, babilonese ed elamita: Il Grande Re Serse. Il prezioso dono testimonia la gratitudine del grande re verso il suo fidato satrapo.
Artemisia di Caria, la moglie devota.
Figlia di Ecatomno, il capostipite della dinastia degli Ecatomnidi che regnò in Caria fin dall’inizio del IV secolo a.C.
Sposò suo fratello Mausolo, il quale approfittando del fatto che il suo sovrano, Artaserse II re dei Persiani, fosse impegnato nella guerra contro di Cadusi e il suo successore Artaserse III fosse più interessato all’Egitto, conquistò una significativa indipendenza. Alcune città greche furono da lui sottomesse, mentre con altre stipulò trattati che lo riconoscevano come sovrano.
Quando Mausolo morì, nel 353, Artemisia gli succedette.
La leggenda narra che la tristezza per la morte del marito fu tale che Artemisia fece preparare una bevanda con le sue ceneri. L’episodio è raffigurato nell’omonimo dipinto di Rembrandt.
Per perpetuare la memoria del marito, fece costruire in suo onore una sepoltura monumentale ad Alicarnasso: il celebre Mausoleo, una delle sette meraviglie del mondo antico. Il termine mausoleo divenne poi il nome generico con cui si definisce ogni sepoltura monumentale.
Artemisia fu prudente verso Artaserse III e diede continuità alla politica di Mausolo verso le città greche.
Ciò provocò un conflitto con la vicina Rodi, che mosse guerra contro Alicarnasso, iniziando un assedio. Artemisia contrattaccò e sconfisse gli assedianti, come narra Virtuvio (Vitruvius Pollio, The Ten Books on Architecture, Morris Hicky Morgan, Ed.):
14. After the death of Mausolus, his wife Artemisia became queen, and the Rhodians, regarding it as an outrage that a woman should be ruler of the states of all Caria, fitted out a fleet and sallied forth to seize upon the kingdom. When news of this reached Artemisia, she gave orders that her fleet should be hidden away in that harbour with oarsmen and marines mustered and concealed, but that the rest of the citizens should take their places on the city wall. After the Rhodians had landed at the larger harbour with their well-equipped fleet, she ordered the people on the wall to cheer them and to promise that they would deliver up the town. Then, when they had passed inside the wall, leaving their fleet empty, Artemisia suddenly made a canal which led to the sea, brought her fleet thus out of the smaller harbour, and so sailed into the larger. Disembarking her soldiers, she towed the empty fleet of the Rhodians out to sea. So the Rhodians were surrounded without means of retreat, and were slain in the very forum.
15. So Artemisia embarked her own soldiers and oarsmen in the ships of the Rhodians and set forth for Rhodes. The Rhodians, beholding their own ships approaching wreathed with laurel, supposed that their fellow-citizens were returning victorious, and admitted the enemy. Then Artemisia, after taking Rhodes and killing its leading men, put up in the city of Rhodes a trophy of her victory, including two bronze statues, one representing the state of the Rhodians, the other herself. Herself she fashioned in the act of branding the state of the Rhodians. In later times the Rhodians, labouring under the religious scruple which makes it a sin to remove trophies once they are dedicated, constructed a building to surround the place, and thus by the erection of the “Grecian Station” covered it so that nobody could see it, and ordered that the building be called “ἄβατον.”
Artemisia II di Caria morì nel 351 a.C.
Diverse gruppi scuoltorei appartenuti al Mausoleo di Alicarnasso sono conservati al British Museum.
Altre notizie su Perseus Project (Tufts University – Boston, USA)
[...] Serse apprezzò molto il consiglio di Artemisia che aveva, soprattutto come donna, dimostrato una maggiore sensibilità nel consigliargli la soluzione meno cruenta ma, come pare, fra i persiani vigevano le regole della democrazia e la maggioranza decretò di affrontare le navi nemiche in quella passata alla storia come la battaglia di Salamina. Erodoto racconta per filo e per segno tutti i fatti e gli antefatti che culminarono in questa battaglia elencando, uno per uno, gli equipaggi, gli armamenti e i comandanti che vi parteciparono. Artemisia, malgrado [...]
[...] Artemisia di Alicarnasso, tiranna e condottiera, navarca di una flotta tutta sua, di coraggio ne aveva da vendere. Nei giorni in cui l’esercito del re persiano Serse annientava l’eroica resistenza di Leonida alle Termopili, grazie al tradimento di un disertore, lei, al comando delle sue navi si batteva nella battaglia di Capo Artemisio che, come racconta Erodoto, non ebbe né vinti né vincitori anche se, sempre facendo i conti, i persiani perdettero un numero di navi e di uomini di gran lunga superiore alle perdite greche [...]